Oggi ho chiuso la valigia (con un po' di malinconia) e l'ho lasciata in deposito in hotel. La mia prima meta, per oggi, è la casa in cui John Lennon ha passato gli ultimi anni della sua vita. Si trova praticamente dall'altra parte di Central Park, rispetto a dov'è il mio hotel. Arrivarci è una bella passeggiata di una mezz'oretta. L'ingresso del palazzo non affaccia su Central Park ma su una strada che parte dal parco. Una scemenza che, però, cambia parecchio quello che immaginavo del posto. Davanti al palazzo, la zona si chiama "Strawberry Fields" e c'è un mosaico dedicato a "Imagine". Molto emozionante.
Prendo la metro per andare in uno dei posti emblematici di New York: il Village (apparentemente la commistione del West Village e del Greenwich Village). Si tratta del posto in cui hanno vissuto Bob Dylan, Andy Warhol e Jack Kerouac. Sono affascinato. Il posto è bellissimo! Se l'avessi saputo prima, forse avrei passato qui tutti questi quattro giorni.
Mi rendo conto che il mio tempo si sta esaurendo e decido di puntare su Union Square (non troppo distante dal Village) che, però, ospita un mercato natalizio ed è un gran guazzabuglio. Ne approfitto per il mio ultimo "vero pasto americano": hamburger e birra (fatta nella birreria stessa).
Torno in hotel, prendo il taxi e ci metto un'ora e passa per arrivare in aeroporto! Il taxista equadoriano racconta che è negli USA da 18 anni e, con il tipo di visto che ha, se esce dagli USA, non può rientrare. Che storia triste.
Il famoso aereoporto "JFK" mi da una pessima impressione. Il controllo del passaporto è approssimativo e il controllo di sicurezza è più scomodo e antipatico che utile. Quando arrivo al terminal (altra cosa complicatissima!), c'è un corridoio lungo e stretto con un tapis roulant che, non capisco perché prenda una direzione o l'altra. I negozi sono pochi e bruttarelli. Insomma, aspetto solo che l'aereo decolli. L'imbarco, per fortuna, è rapido ed indolore. Sarà un viaggio corto, solo sei ore. Domattina mi sveglierò in Spagna.
Ciao
Dr.Ed
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